La ptosi congenita è un abbassamento della palpebra che si verifica già dai primi giorni della nascita del bambino; contrariamente a ciò che si pensa non è un problema legato al parto o alla modalità del parto (naturale, con forcipe o con la ventosa, ad esempio) ma la ptosi si forma come un mancato sviluppo appropriato del muscolo elevatore della palpebra, già in fase intrauterina, quindi il bambino nasce già con questo difetto.
Nei primi giorni è più evidente e tipicamente i genitori riferiscono che nel tempo sembra migliorare, però in realtà non c’è una modificazione sostanziale della posizione della palpebra ma il bambino impara a utilizzare dei meccanismi di compensazione, come quello di tirare su le sopracciglia o alzare il mento.
Nella maggior parte dei casi (nella mia pratica) la ptosi, nel 70%-80% dei casi, colpisce un occhio solo e nel restante, entrambi gli occhi; è caratterizzata da una ridotta funzione del muscolo elevatore e come si spiega questo? Cioè la funzione del muscolo è quando guardiamo in basso, in alto e abbiamo un’escursione del muscolo stesso di una determinata quantità (1,5 cm/2 cm, normalmente); nei bambini, nella maggior parte dei casi, è inferiore ai 4/5 mm.
Ci sono due aspetti da considerare: la prima fase, soprattutto nelle forme unilaterali, controllare lo sviluppo normale della vista, perché quando la ptosi è molto avanzata, molto severa, può coprire la pupilla dal lato affetto e il bambino disimpara a utilizzare quell’occhio e non sviluppa una vista appropriata; in questi casi una prima visita con un oculista pediatrico che sia in grado di valutare il normale sviluppo della vista, può determinare la necessità a un intervento urgente (da lì a poche settimane) oppure si può deferire l’intervento, quando però l’impatto della ptosi sia solo estetico.
Una volta appurato il normale sviluppo della funzione visiva, ci piace intervenire una volta sola in questi bambini e l’età migliore è l’età prescolare, il che ci permette di riabilitare da un punto di vista estetico questi bimbi, prima che inizino la scuola vera, perché in quell’età si sa che i bambini sono un pochino più simpatici e raccolgono ogni piccolo spunto per prenderci in giro, quindi andare a scuola “normali” è sicuramente una cosa positiva, si comincia già con il piede giusto; dunque, un età giusta per intervenire chirurgicamente è a 5 anni.
Ci sono due sistemi per operare la ptosi congenita:
Il primo è quello di utilizzare il meccanismo spontaneo di apertura delle palpebre che questi bimbi sviluppano, sia nel caso di un lato solo, che quello del muscolo frontale, quindi collegando la palpebra al muscolo che alza il sopracciglio, con un sistema (ovviamente nascosto sotto la pelle, non si vede niente) che permette di ottimizzare l’efficenza di elevazione del muscolo frontale e l’apertura della palpebra che corrisponde (quindi per ogni millimetro di elevazione del sopracciglio si ha un’apertura della palpebra corrispondente); nella maggior parte dei casi si passa da situazioni in cui il sopracciglio sta molto alto e la palpebra sta bassa, a un sopracciglio che scende e una palpebra che sale; è ottimale nei casi bilaterali ma nei casi unilaterali bisogna valutare da caso a caso, perché in alcuni bambini il sopracciglio vene utilizzato dal lato affetto in maniera notevole (e in questi casi può essere indicato), mentre laddove il sopracciglio funzioni poco, indica poca voglia di fare quello sforzo e quindi forse è da considerare un altro intervento.
L’altro intervento è quello di agire direttamente sul muscolo elevatore della palpebra: quando il muscolo elevatore della palpebra funziona bene è facile permettere una maggior apertura della palpebra ma nei bambini con la ptosi congenita ci sono tecniche un po più difficili e sofisticate.
In particolare c’è una tecnica che si chiama “resezione sovramassimale del muscolo elevatore”, in cui rimuoviamo segmenti anche di 2/3 cm, a seconda della funzione del muscolo, agendo solo sul muscolo stesso, quindi in questi casi quando seguiamo questa tecnica, la palpebra si apre naturalmente senza fare ricorso alla funzione del sopracciglio, quindi idealmente e sulla carta sarebbe da preferire.
Bisogna saper scegliere e avere una discussione completa da caso a caso, da paziente a paziente e da bambino a bambino, per offrire la soluzione migliore.