Siamo in una situazione critica che si prolunga ormai da settimane, è ovvio che cominciamo a perdere il controllo, vengono fuori delle cose che dire “sorprendenti” è poco; c’è una grandissima confusione, la gente non ha riferimenti e la gente abituata a non aver mai avuto nessun problema di questo tipo si sta perdendo, quindi ripartiamo dal punto giusto.
Questa è la lettera che ho mandato oggi al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e ve la leggo:
“Richiesta di intervento urgente per sanare la criticità connessa al mancato accesso alle cure per i pazienti affetti da patologie oculari che possono far perdere la vista: emergenza Coronavirus.
Illustrissimo Ministro, pur essendo perfettamente consapevole della gravità della situazione in atto e comprendendo come ogni sua energia sia finalizzata al superamento dello stato di emergenza, mi vedo costretto a disturbarla nuovamente per segnalarle i forti disagi che investono il settore oftalmologico e che, inevitabilmente, si ripercuotono con conseguenze devastanti sulle migliaia di cittadini che necessitano di assistenza.
In qualità di presidente della Società Oftalmologica Italiana, continuo infatti a ricevere quotidianamente decine di segnalazioni da parte di pazienti e colleghi medici oculisti che lamentano la gravissima criticità dovuta alla sospensione dell’attività chirurgica ambulatoriale e delle visite oculistiche a livello ospedaliero; nei giorni passati li avevo già informati in merito alla criticità del settore oftalmologico, già aggravato prima ancora che scoppiasse la pandemia da un peso insostenibile derivante da tutta una serie di errori succedutesi negli anni passati, che hanno portato il 70% dei pazienti affetti da maculopatia ad avere un accesso soltanto parziale alle terapie indispensabili o in molti casi a non averlo affatto, con conseguente e inevitabile perdita della vista. I nostri ospedali, che a causa di logore logiche di potere politico e democratico, sono stati erroneamente dichiarati centri di eccellenza, così diventando unici dispensatori della terapia, non sono in grado di assistere pazienti né di erogare terapie “salvavista”, a differenza di quanto accade in tutto il mondo; a peggiorare il quadro va considerato non solo l’esiguo numero di medici oculisti dipendenti del sistema sanitario nazionale (il 28% dei complessivi 7000 oculisti) ma anche il susseguirsi di disposizioni governative atte a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, che spesso vengono mal interpretate o fraintese dalla popolazione e dagli stessi pazienti, che evitano di recarsi negli ospedali o nei pronto soccorso anche per la paura di essere contagiati.
In aggiunta va evidenziato come molte delle gravi patologie visive, oltre alla maculopatia, sono spesso ignorate o sottovalutate dai pazienti (mi riferisco, per esempio, al glaucoma, il “ladro silenzioso della vista), che giungono alla nostra osservazione quando è ormai tardi e non a caso 7000 medici oculisti italiani ogni anno salvano la vista a un milione e trecentomila persone.
Con queste premesse, in questo scenario, non posso esimermi dal sottoporle la presente richiesta di aiuto, ritenendo sia indispensabile un suo autorevole intervento atto a ribadire e a precisare l’effettiva portata delle varie disposizioni e normative emanate per fronteggiare l’emergenza Covid-19, nell’esclusivo interesse dei pazienti e a tutela della salute visiva della popolazione.
In quanto i termini maggiormente usati nei vari provvedimenti nel fare riferimento alle urgenze ed emergenze vengono puntualmente mal interpretati, inducendo in errore sia i pazienti che gli stessi professionisti, è fondamentale, in questo momento di piena emergenza, che i pazienti e gli stessi medici oculisti, comprendano in modo inequivocabile che gli studi professionali e gli ambulatori restano pienamente operativi per fronteggiare tutte le prestazioni necessarie e non differibili, che in oculistica sono quelle “salvavista”.
A scanso di qualsiasi possibile fraintendimento, ritengo inoltre utile sottolineare come la presente proposta tuteli solo ed esclusivamente il principio di tutela della salute visiva della popolazione e di conseguenza gli interessi dei pazienti dello Stato; risulta infatti evidente come, rispetto alle restringenti linee guida emanate da SOI a salvaguardia della sicurezza dei pazienti alle quali devono scrupolosamente attenersi medici oculisti, consenta di effettuare un limitatissimo numero giornaliero di visite, a fronte degli altri costi di gestione, con effetti inevitabilmente antieconomici”
E in allegato ho messo le linee guida “Misure di protezione da adottare dei medici oculisti, dal personale sanitario e amministrativo e dai pazienti.”
“In aggiunta va anche considerato il fatto che una corretta informazione a supporto dell’operatività del settore oftalmologico, oltre a trovare giustificazione alle best practices mondiali e nelle linee guida SOI, che rappresentano un punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale, contribuirebbe al superamento dell’emergenza in atto ad un costo inferiore per lo Stato, con significativi risparmi di spesa derivanti anche dal cospicuo numero di richieste di risarcimento del danno che verrebbero meno.”
Naturalmente ho allegato la dichiarazione che adesso vi farò rimandare (ed è sul sito) e anche l’autodichiarazione che serve.
La gente, in questo frangente, non si rende conto della situazione: ho detto che sto cercando in tutti i modi di recuperare le mascherine, forse tramite delle aziende (non avete idea di quali possano essere i collegamenti), però dobbiamo verificare, perché ci sono in giro un mare di pseudo truffe, come il il costo del materiale ma anche il fatto che la merce non arrivi proprio, insomma cose di questo genere.
Vorrei tornare un attimo sui tamponi e ieri ho fatto l’esempio della necessità del tampone, cosa che ormai è attuata in tutti i posti tranne che da noi, come le mascherine. Stamattina mi hanno chiamato da New York, in cui la situazione è devastante e penso che tra alcuni centri di New York e Bergamo ci sia pochissima differenza e, per darvi un’idea, anche i medici oculisti, liberi professionisti, sono stati comandati ad andare nelle rianimazioni, quindi la situazione è questa ed è una situazione drammatica, vorrei che tutti i medici oculisti riflettessero su questo.
Poi ho trovato sul web cose che “illeggibili” è dir poco: gente che si bea nel cercare un collegamento, un sostegno per delle cose improponibili; non si possono scrivere cose come “adesso dobbiamo prendere delle decisioni dolorose; sappiamo che i pazienti perderanno la vista ma noi dobbiamo tutelare noi stessi, per cui abbiamo deciso di fare le intravitreali solo ai pazienti monocoli”; questa è una cosa da non fare, da non scrivere, neanche da pensare e tutto ciò non dovete neanche pensare di condividerlo con nessun medico oculista e anzi io prenderò le distanze da qualunque situazione di questo tipo, perché una cosa di questo genere è inconcepibile.
E anche altre pseudo organizzaizoni scientifiche, che addirittura dicono che sul loro sito hanno messo le linee guida per fare queste cose: qui siamo all’incapacità di intendere e di volere, all’impossibilità culturale di conoscere la deontologia e la professionalità di essere medico; parlate con un anestesista, parlate con qualcuno che è in prima fila, parlate con i colleghi oculisti che si sono prestati, come Mario Romano, ad andare lì.
Voi siete impresentabili, da combattere! E vi assicuro che non permetterò che una sola frase, di quelle stupide sciocchezze che andate a dire in giro per giustificarvi, possa raggiungere altre parti, perché voi siete in una minoranza incredibile.
Cambiate lavoro, fate un’altra cosa e smettetela di dire scemenze, perché non se ne può più.
Comunque, ritornando al tampone, io l’ho fatto perché è una cosa fondamentale; ciò che ho detto ieri l’ho detto solo per far capire che è una cosa difficilissima, quasi impossibile e l’ho detto perché, dato che sono da oltre dieci giorni in contatto, in America, con un’azienda che costruisce i test, i kit, che però per le prime due settimane erano dedicati solo al mercato interno, ogni giorno continuo a sollecitare affinché mi inviino 25000 tamponi ma il mio problema è che se anche me li inviassero dovrei evitare il sequestro e dovrei pensare al fatto che gente malata e ossessionata vada a ricercare e a indagare su quali siano queste cose che io ho chiesto per poter fare, appunto, il tampone.
Comunque, calmi, state seduti, riflettete: noi dobbiamo dare un servizio, obbligatoriamente in sicurezza e provvedendo a tutti i sistemi di protezione, tutelando gli amministrativi e tutto il resto; so benissimo che nessuno vuole venire a lavorare, però noi siamo fuori da questo e quando si dice “assistenza sanitaria” si comprendono anche gli studi e non si può pensare di dirla in un altro modo.
Questa è la situazione, è una situazione difficile, critica e vorrei fare un ultimo commento: in una situazione in cui si sta perdendo il controllo, noi abbiamo la grande opportunità di poter continuare a dare assistenza sulla patologia, sull’oculistica, che conosciamo perfettamente, che dà un’assistenza indispensabile e non prorogabile per i pazienti, perché l’alternativa non credo che sia quella di poter continuare a fare niente davanti a questa emergenza e a non dare, in un modo o in un altro, il nostro contributo.
I casi sono due: o lo daremo come medici oculisti o lo daremo in un altro modo, che penso tutti voi siate ben in grado di comprendere.