Buongiorno a tutti, oggi parliamo di patologia psicosomatica da stress, che, ahimè, in questo periodo è molto attuale e all’ordine del giorno.
Parliamo quindi di blefarite e dermatite palpebrale.
Che cos’è la blefarite? La blefarite è un’infiammazione delle palpebre e in particolare del bordo palpebrale, con una disfunzione delle ghiandole sebacee che tappezzano le palpebre e quindi si vengono a creare come delle piccole pustole, dei piccoli foruncoli su queste ghiandoline, che si tappano, il secreto non può più uscire, ristagna all’interno delle ghiandole stesse e si può venire a formare quello che è l’orzaiolo e poi in un secondo momento, se il processo non si sblocca, il calazio.
È una patologia non grave ma molto fastidiosa, perché crea sensazione di sabbia, di occhio secco, in quanto le lacrime vengono a mancare di quella porzione lipidica che è quella che stabilizza il film lacrimale, quindi evaporano in fretta e sono di scarsa qualità; si vengono a creare delle secrezioni che vanno all’interno dell’occhio e quindi danno sensazione, appunto, di sabbia e poi vi è una sensazione di prurito importante, per cui voglia di stropicciarsi continuamente gli occhi (e diciamo che uno “si sente” gli occhi, cosa che normalmente non avviene).
Qual è la terapia delle blefarite?
Purtroppo la causa non la possiamo trattare, perché essendo una patologia di tipo psicosomatico la causa è un po’ dentro di noi, un po’ come l’acne, come quelle patologie da stress come le dermatiti; quello che possiamo fare è curare il sintomo e siccome questa è una patologia con un andamento di riacutizzazione ma tendenzialmente cronica, bisogna cercare di avere delle abitudini quotidiane che vadano a prevenire questi sintomi: quali sono queste abitudini? Sono degli impacchi caldi, in quanto il calore libera e fa dilatare le ghiandole, quindi fa liberare il secreto e mantiene queste ghiandole libere, evitando la formazione di orzaioli e calazi; poi una pulizia accurata con delle schiume o dei disinfettanti a base di Tea Tree Oil, di ozono o di argento, che oggi si trovano sul mercato facilmente.
A seconda che uno preferisca la schiuma o la salvietta e a seconda delle abitini e delle caratteristiche del paziente, c’è chi si trova meglio con la schiuma a base di Tea Tree Oil e chi si trova meglio con la salvietta a base di ozono o ancora a base di argento.
Questo va effettuato tutti i giorni, mattino e sera se possibile, specialmente nei periodi di acuzie e poi uno può ridurre la frequenza sia degli impacchi caldi che della pulizia.
Poi si può integrare l’alimentazione con dei fermenti lattici, perché si è visto che queste patologie di tipo infiammatorio psicosomatico spesso si associano a delle alterazioni del microbioma, quindi i fermenti lattici aiutano in questo.
Ci sono alimenti che favoriscono la blefarite o queste patologie?
Non c’è una correlazione diretta ma si è visto che i latticini e gli zuccheri peggiorano questo tipo di patologia, quindi nei pazienti con blefariti ricorrenti, blefariti importanti e calaziosi frequenti è bene cercare di fargli ridurre i latticini e gli zuccheri.
In fase di acuzie si può anche dare anche una terapia a base di antibiotico e di antinfiammatorio: l’antibiotico più indicato, in questo caso, sono le tetracicline; se la situazione non è particolarmente grave si può dare semplicemente una terapia locale con associazione di tetraciclina e steroide, sia in collirio che in pomata. A mio parere la terapia deve essere abbastanza lunga, perché essendo una patologia su base cronica, se noi diamo una terapia di solo 5-7 giorni, alla sospensione della terapia vi è una riacutizzazione del problema, quindi io in genere do una terapia su almeno un mese ed eventualmente faccio poi utilizzare una pomata la sera per 7 giorni al mese per 3 mesi, per cercare di tenere sotto controllo il problema (oltre, ovviamente, agli impacchi e alla pulizia, che consiglio di effettuare sempre).
Quando invece il paziente si presenta non solo con un quadro palpebrale ma anche con un quadro di rosacea, di dermatite e di calaziosi importante, a questo punto do una terapia per bocca a base di Minocin, che è una tetraciclina (100 mg al giorno per almeno 10/15 giorni); ovviamente rivedo il paziente dopo 7/10 giorni di terapia e do sempre, in questo caso, i fermenti lattici di accompagnamento.
Bisogna sempre spiegare al paziente che non avrà una guarigione completa, che è una patologia che può tornare e che il miglioramento sarà lento; se diciamo al paziente di avere una congiuntivite e di non preoccuparsi perché tanto in una settimana guarirà, dieci giorni dopo abbiamo di nuovo in studio il paziente con gli stessi sintomi, quindi gli bisogna spiegare bene di che cosa si tratta, che è un procedimento lungo e che potrà avere dei momenti in cui la patologia si ripresenterà e soprattutto bisogna fargli capire che sono fondamentali la pulizia e gli impacchi caldi, anche se spesso uno tende a sottovalutare questo aspetto.
Se poi indaghiamo bene parlando con il paziente, veniamo a scoprire che lo stesso paziente soffre di dermatite seborroica, che ha un periodo di stress e che magari ha avuto degli eventi particolari prima; in questo periodo, con il cambiamento importante delle nostre abitudini di vita, ho assistito a un’alta presenza di pazienti con blefarite e questo perché, appunto, c’è stato un cambiamento profondo di stile di vita, con conseguente stress non indifferente e quindi anche se in realtà il paziente non se ne rende conto, di fatto il nostro corpo, in qualche modo, reagisce e spesso questo malessere viene fuori a livello palpebrale con la blefarite e la calaziosi.